LA VIGNA: I GESTI DELLA VITE

Per ottenere prodotti di eccellenza è necessario un impegno costante nella ricerca della perfezione: un lavoro mosso dalla dedizione e dall’amore che nutro verso la terra e l’uva.

Rituali ciclici, antichi, dove la ciclicità non fa il paio con la meccanica ripetitività: un susseguirsi di stagioni scandito dai tempi della natura e da una gestualità terrena, nel senso stretto del termine.

Tutto ha inizio, per quanto principio e fine siano placidamente contaminati vicendevolmente, nei mesi più freddi quando si avviano le operazioni fondamentali per quello dovrà essere: dopo aver concimato, lasciando immutato il ventennale manto erboso che fa da corollario alla vigna, passo alla potatura, premiando i tralci più idonei e garantendo loro il necessario slancio vitale.

La stagione successiva è quella che preferisco, la primavera.
Nei giorni in cui la bruma è ancora un vivido ricordo, i primi piccoli tralci sorgono laddove v’erano le gemme: qui è fondamentale un breve, ma deciso intervento di potatura che mira a diradare i tralci stessi, che accoglieranno i futuri grappoli, per garantire le potenzialità fruttifere che mi prefiggo.

Via via che i tralci si sviluppano in lunghezza risulta decisivo assicurare la loro acerba vulnerabilità, attraverso un sapiente uso del fil di ferro, da eventuali fortunali che potrebbero comprometterne la crescita. In questa fase si delinea la forma della vite in maniera quasi definitiva.

Quando il sole si fa più deciso e la temperatura più gradevole avvio il terzo intervento di potatura: grappoli e copertura fogliare si vanno diradando. Essenziale non eccedere in questa operazione per fornire una copertura naturale ai frutti da intemperie e grandinate.

Questa operazione si fa più consistente e decisa durante la prima quindicina di Agosto: sopravvivono solo i grappoli più sani, distribuiti in maniera mirata al fine di garantire la corretta aerazione, evitando possibili muffe e marciture. Un’accurata defogliazione in prossimità dei grappoli stessi, inoltre, garantisce loro un migliore irradiamento solare fondamentale per completare la maturazione.

I grappoli sono curati, uno ad uno, con zelo quasi maniacale e disposti manualmente fra i tralci per evitare pericolosi contatti; prenderli in mano, toccarli, curarli singolarmente, mi permette di portare solo uve eccellenti in cantina: uve eccellenti, se diligentemente lavorate, produrranno vini eccellenti.

Quando l’estate volge al suo termine, inizio la vendemmia: parto dal Friulano per poi passare allo Chardonnay cercando di lasciare l’uva sulla pianta fino al raggiungimento di una maturazione accentuata. Le uve di Merlot e Cabernet, che contribuiscono al mio Rosso, passano tra le mie mani per la stessa procedura, successivamente, tra la fine di Settembre e la prima decade di Ottobre. I grappoli vengono ulteriormente selezionati: in cantina arrivano solo i migliori.

Poi arriva un nuovo inverno a scandire il ciclo della vite, il ciclo della vita, la mia vita.